MÉLIA ROGER / SVEN HELBIG

INNER_SPACES PRIMAVERA 2025 - RADICI E DIRAMAZIONI

Lunedì, 28 Aprile

h.20.30 Auditorium San Fedele

CONCERTO

MÉLIA ROGER
Latent home
Recordings: Mélia Roger e Grégoire Chauvot
IA development: Thibault Noirot

SVEN HELBIG
I Eat the Sun and Drink the Rain per coro, elettronica e video
Animato Choir diretto da Wilhelm Keitel

 
(riduzione studenti solo in biglietteria – Via Hoepli 3/B lun-ven 10:00 – 16:00)
 
 
in collaborazione con Institut français Milano
in collaborazione con Goethe-Institut Mailand

Sven Helbig è un compositore tedesco la cui carriera ha segnato un punto di svolta nell’integrazione tra musica classica e sperimentazione elettronica. Il suo approccio innovativo è contraddistinto dalla capacità di unire la tradizione orchestrale con le sonorità elettroniche.
Risale al 2017 il suo lavoro per coro e live electronics I Eat the Sun and Drink the Rain. La produzione è stata messa in scena alla Milton Court Hall/Londra, all’Elbphilharmonie/Amburgo e alla Reina Sofia Hall/Madrid. Negli ultimi anni, l’artista si è impegnato nel lavoro di regista. Ha diretto video musicali, spettacoli teatrali ed eventi multimediali teatrali. Ad esempio, ha prodotto la High-rise Symphony in occasione dell’800° anniversario di Dresda.
Nella seconda parte del programma, Sven Helbig e il suo coro presenteranno I Eat the Sun and Drink the Rain, un’opera interdisciplinare composta da dieci brani che esplora la condizione umana attraverso un processo sonoro che alterna cori da camera e paesaggi elettronici, mentre scorre ininterrottamente su uno schermo una traccia visiva. Il titolo stesso è un invito poetico a un incontro tra la luce e la pioggia, simboli di un’esperienza esistenziale che travalica la razionalità.
L’opera è un viaggio che conduce dal Kyrie Eleison all’interpretazione de L’Infinito di Giacomo Leopardi, passando attraverso varie riflessioni sullo spirito umano. Ogni composizione è pensata per descrivere un momento di ricerca e di introspezione, in cui gli esseri umani si confrontano con la vastità del mondo naturale, trovando rifugio nel mistero della vita e nell’infinito che li circonda. La dimensione corale di Eat the Sun and Drink the Rain gioca un ruolo centrale, elevando l’esperienza musicale a un livello spirituale, dove l’unione delle voci umane e delle sonorità elettroniche crea un’atmosfera meditativa. La fusione di suoni naturali, voci umane e paesaggi elettronici disegna una mappa sonora di quel luogo immaginario dove l’incontro tra l’umanità e la natura è simbolo di possibile purificazione.

I Eat The Sun and Drink the Rain
Ciclo di dieci brani per coro e musica elettronica, dal carattere melanconico, cupo, nostalgico ma pieni di lirismo e con sprazzi di una luminosità contenuta e commovente. Il tutto è messo in scena con l’apporto di un supporto visivo del videoartista islandese Máni M. Sigfússon.
Per il compositore tedesco, si tratta di “Un viaggio poetico alla ricerca di ciò che chiamiamo ‘umano'”. Itinerario in dieci tappe più un preludio e sette interludi elettronici. Alla ricerca di un’interiorità personale che tenta di decifrare stati d’animo, timbri, paesaggi, sentimenti segreti e desideri reconditi, in un altalenarsi di simbolismo, ermetismo e spiritualismo. Una ricerca di senso dell’umano che attraversa l’interiorità mediante il linguaggio poetico e religioso, con due punti culminanti nelle preghiere cristiane dell’Agnus Dei e del Kyrie Eleyson.
Abendglühen è il primo testo, pochi versi ma con immagini dense, musicali e stratificate: la dissolvenza tra giorno e notte, la materia del colore, la percezione che si fa apertura, terrazza da cui guardare — o lasciar vedere — il desiderio.

Maibaum, poema più esteso, è caratterizzato da una musicalità cupa e solenne, con forti sfumature contemplative ed esistenziali. Il lessico è semplice, ma il tono è profondo, quasi sacrale. Colpisce l’equilibrio tra solennità, mistero e bellezza naturale.

Ich geh´ dir nach. Ancora un breve e delicato componimento, carico di suggestione e di andamento ermetico e sapienziale. Si ritraccia un inseguimento privo di meta, ma pieno di fiducia e bellezza. Il tono è contemplativo, quasi abbandonato — con immagini naturali che diventano metafora di un sentimento profondo.

Gedenken è una poesia che abita il silenzio, il non detto. È densa di quiete, con un tono elegiaco e intimo: il paesaggio immobile del ricordo, la parola che non dice davvero, ma “veste” il silenzio. Il profumo dell’infanzia, lieve e malinconico, attraversa il tempo come un canto sommesso tra i rami di salici piangenti.

Como il sol y bebo la lluvia. Brevissimo poema in tre semplici versi, quasi un haiku in cui il soggetto si pone in una contemplazione dinamica della creazione e in un rapporto di assimilazione e unione con gli elementi naturali.

Agnus Dei. Invocazione a Cristo nella Santa Messa come Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

A Tear momento musicale senza testo per preparare l’opera poetica più rilevante dell’intero ciclo: L’infinito di Giacomo Leopardi.

L’infinito, scritto nel 1819, fa parte della raccolta Idilli, in endecasillabi sciolti in 15 versi. È una delle più alte espressioni del pensiero leopardiano. Pur nel suo pessimismo cosmico, qui Leopardi mostra la possibilità di una felicità momentanea: non reale, ma raggiungibile attraverso l’immaginazione. Il naufragare finale non è distruzione, ma un’immersione estatica nel mistero dell’esistenza.

Kyrie Eleison. Ritorna uno sguardo su Cristo in un’antica supplica cristiana che implora la misericordia di Gesù chiamato Signore.

Meernacht conclude il ciclo un poema pieno di musicalità e immagini evocative. Sembra fluttuare tra il sogno e la memoria, tra luce e mistero, in una sorta di canto universale che tocca il tempo, il senso, l’invisibile.

 

La prima parte del concerto, invece, sarà dedicata a una giovane promessa della scena musicale contemporanea, Mélia Roger, che si esibirà per la prima volta a Milano con un set che mette in rilievo la sua raffinata sensibilità artistica. Conosciuta soprattutto per il suo lavoro nel campo delle installazioni sonore e del design per il cinema, Mélia Roger è una delle voci più interessanti nel panorama delle artiste che esplorano le relazioni tra esseri umani e non umani attraverso il suono. La sua ricerca, infatti, si concentra sull’idea di ascolto come esperienza sensoriale profonda, capace di coinvolgere in modo empatico e consapevole chi vi si avvicina.
Il suo approccio si fonda principalmente su registrazioni sul campo e performance di ascolto attivo, strumenti che le permettono di creare paesaggi sonori complessi e suggestivi, invitando l’ascoltatore a una riflessione sul rapporto con l’ambiente circostante. Il suo lavoro si muove tra il minimalismo e l’avanguardia, esplorando come i suoni naturali e gli elementi ambientali possano essere trasformati in veri e propri linguaggi sonori.
A proposito di Latent home ha dichiarato: “Come il suono e l’ascolto plasmano il nostro rapporto con il senso di “casa”? Come la nostra memoria viene frammentata dalle tracce sonore? “Latent home” inizia con il mio archivio di dieci anni di registrazioni ambientali raccolte nella casa dei miei genitori, nel villaggio di Thel (Francia). Nel corso degli anni, ho imparato a conoscere questo luogo attraverso le orecchie, ascoltando la presenza silenziosa delle monocolture forestali circostanti e le voci timide della fauna selvatica. Oggi, è un luogo che non posso più visitare. Ma a partire da questi ricordi digitali – dal canto del pettirosso, alle corde del mio pianoforte, fino alla voce di mia madre – ho cercato di allenare una rete neurale profonda per generare nuovi suoni da questo luogo e immaginare gli echi speculativi, senza di noi. Ma possiamo davvero clonare il suono di un pettirosso? Questo pezzo attraversa gli spazi latenti di una rete artificiale, dove passato e futuro si ripiegano l’uno nell’altro – un viaggio collaborativo tra memoria e macchina, intimità e artificio – che dà vita a nuovi mondi sonori post-naturali.”.
Inoltre, la ricerca di Roger comporta una forte componente partecipativa, che la porta a lavorare in progetti condivisi, dove il suono diventa uno strumento per creare comunità e scambio di esperienze. La sua musica si fa testimone della sua convinzione che l’ascolto attivo e la partecipazione collettiva siano fondamentali per una comprensione più profonda delle dinamiche ambientali, sociali ed emotive. Con il suo lavoro, Roger non solo intende coinvolgere il pubblico nella sua ricerca sonora, ma anche stimolare un dialogo continuo tra la natura, l’essere umano e l’arte.
L’incontro tra la poetica di Sven Helbig e quella di Mélia Roger, pur distanti per stile e approccio, trova una sintesi in questo concerto, che invita a riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente, la spiritualità e l’umanità.