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27/02/2012

h.20.30 Auditorium San Fedele

 

James Joyce letto con l’orecchio

Luciano Berio (1925-2003)
Thema (Omaggio a Joyce), 1958

Trevor Wishart (1946)
Vox 5, 1986

Francesco Maria Paradiso (1960)
Hyper-sequence 14.5, 2008
per elettronica – (Omaggio a Luciano Berio)

Unexspected Word-Space, 2012

Drammafonia per voce femminile e interazioni digitali in tempo diretto su testo di “Anna Livia Plurabella” passi di Finnegan’s Wake tradotti in italiano da James Joyce e Nino Frank

Prima esecuzione assoluta

Electronica: AGON
Sound design e programmazione: Giorgio Sancristoforo
Direzione del suono: Massimo Marchi, Francesco Maria Paradiso
Voce: Adele Pellegatta

 

Inroduzione: Silvano Petrosino

 

In collaborazione con The James Joyce Italian Foundation

 

Letture
Syd Barret (1946-2006) Golden Hair 1969
Video diLuca Sabbioni
Carmelo Bene (1937-2002) Video intervista
Mary Ellen Bute (1906-1983)
Passaggi Finnegan’s Wake (1965-1967)
Edoardo Sanguineti (1930-2010) video intervista

La domanda stupisce, ma riassume un elemento implicito in gran parte della produzione letteraria di J. Joyce. Leggere Joyce con l’orecchio non è un paradosso ma la chiave di lettura delle varie proposte che si succederanno questa sera nel reading  e nella drammafonia. Al centro vi è l’oralità, la voce, il linguaggio, la scrittura parlante. Tuttavia, in Joyce, la scrittura non solo si legge ascoltandola ma il linguaggio si allarga a tal punto da coinvolgere tutte le dimensioni della persona umana, tutti i sensi, le esperienze esistenziali, la memoria, le interrelazioni, la storia. La scrittura di Joyce non si limita a raccontare o a evocare immagini e sonorità inedite, ma fa parlare tutta la persona, con tutto ciò che è e vive. Tutto l’uomo vibra con il suo essere nel linguaggio joyciano che include dalle profondità più nascoste dell’essere umano fino agli automatismi di linguaggio. Oltre che una riflessione sul fluire senza forma del tempo, oltre che un’immersione nella pura azione, l’opera joyciana è un’impressionante tentativo di rendere percettibile nella semplicità di una linea scritta la complessità dell’esperienza della vita. La scrittura di J. Joyce non è un gioco letterario, una rinuncia a comunicare, il flusso della scrittura  a tutta dall’unità della persona, centro di tutte le esperienze esistenziali, sensoriali, centro della memoria, della soggettività, del rapporto dell’individuo con la storia.

Serata di esplorazione musicale del linguaggio di James Joyce con al centro due lavori recenti, di cui uno in creazione, di Francesco Paradiso, da tempo alle prese con l’universo joyciano. Intento di musicalizzare la letteratura, continuando lo sforzo già intrapreso dallo stesso Joyce, non al livello sonoro del singolo fonema o dell’onomatopea, ma nel campo della “melodia della parola”, delle relazioni fra significanti che la parola joyciana provoca di continuo. Proposta di un “Teatro dell’ascolto”, una drammafonia che unisce il musicale e il sonoro attraverso un lavoro sull’immediatezza del pensiero, sull’elettricità del linguaggio joyciano.