Christian Fennesz (A)

Chitarrista austriaco, compositore e musicista, Christian Fennesz è riconosciuto come una figura chiave e una delle voci più originali della musica elettronica di oggi: la sua vasta fama internazionale è dovuta in buona parte al suo sostanziale contributo alle nuove espressioni musicali. Ha iniziato la sua carriera con il gruppo Maische, una delle band più interessanti della scena underground di Vienna nei tardi anni Ottanta.
All’inizio del decennio successivo si trova nel bel mezzo della frizzante scena techno viennese e inizia a capire quale sarà la sua strada: acquista tutto il necessario e produce musica con un sound che ruota intorno a chitarra e sintetizzatore. Partono le collaborazioni decisive con Ryuichi Sakamoto, con l’icona del freestyle elettroacustico Keith Rowe e il gruppo americano Sparklehorse. Questi sono anche gli anni in cui Fennesz, con Peter Rehberg e Jim O’Rourke, fonda il trio di improvvisazione Fenn O’Berg.
Nel 1995 esce il primo EP firmato Fennesz: si tratta di Instrument, quattro tracce che presentano al mondo il suo sound che spazia dalla musica ambient all’elettroacustica, combinando elementi di sperimentazione elettro-techno con passi di chitarra arricchiti dall’elettronica.
Seguono parecchi altri EP, tra cui spicca Plus Forty Seven Degrees 56’ 37” Minus Sixteen Degrees 51’ 08”. Nel 2001 arriva Endless Summer, considerato il suo vero debutto discografico. Seguono anni prolifici che lo vedono esibirsi in giro per il mondo, collaborare con pezzi grossi e registrare un elevato numero di dischi. Nel 2004 viene pubblicato Venice, un disco registrato a Venezia e mixato in Austria, in cui arriva a combinare tutta la gamma di suoni ambiente con elementi pop-song. Dopo la collaborazione con Sakamoto per lo stupendo Sala Santa Cecilia, la carriera di Fennesz raggiunge l’apice e il suo sound vira decisamente verso una maggiore preponderanza della chitarra (svolta che si concretizza nell’EP del 2006 Plays).
Cendre (2007) è un altro frutto della collaborazione con il musicista giapponese ed è seguito l’anno successivo dall’uscita di due LP davvero unici, Transition e Amoroso in collaborazione con Philip Jeck e Charles Matthews. Il “solo” Black sea (2008) va oltre la sperimentazione, con tracce più lunghe che tendono ad essere percepite come una struttura complessa che costruisce uno spazio sonoro senza necessariamente doverlo riempire con una narrazione musicale predefinita.
Il 2010 si caratterizza per l’uscita di Knoxville, che vede il compositore austriaco circondarsi nuovamente di altri due nomi chiave dell’improvvisazione sonora: David Daniell, e Tony Buck, alfiere australiano del free-jazz.
Nel 2011 Fennesz torna con un Ep, Seven Stars, una prosecuzione della ricerca stilistica iniziata con Black Sea. L’elemento nuovo nelle sue quattro tracce è l’utilizzo di melodie per la prima volta orecchiabili.
Prima dell’arrivo del suo sesto lavoro, Fennesz apre il 2012 con una composizione risalente al 2001, intitolata Liquid Music, scritta in occasione di un’installazione multimediale di Jon Wozencroft.
Nel 2014 appare il settimo album in studio di Fennesz. Dedicato alla città natale, Bécs. Si tratta di un lavoro da ascoltare col cuore e senza troppa fatica, un viaggio fatto di immagini e suoni docili.
Alla fine del 2014, l’artista austriaco trova il tempo di portare a compimento un altro progetto, un Ep intitolato Mahler Remixed, cui oggetto sono appunto alcuni samples presi da sinfonie di Mahler riutilizzati come tasselli attorno a cui Fennesz ricama con la chitarra. Si giunge a quattro suite dilatate che si candidano senza mezzi termini ai frutti più ambient dell’intera carriera dell’artista.
Sono altre due collaborazioni a comporre il contributo discografico al 2015 musicale dell’artista viennese. La prima lo vede rientrare nell’ambizioso progetto AirEffect del duo torinese OZmotic.
La seconda collaborazione vede invece Fennesz intrecciare i King Midas Sound in Edition 1.
Il 2015 segna anche il ventennale dall’uscita di Hotel Paral.lel, occasione irrinunciabile per tracciare un bilancio della carriera di un artista che non ha mai davvero smesso di correre alla ricerca di nuovi stimoli creativi. Nel suo poliedrico e mutevole percorso, che lo ha portato da profeta del (post)-glitch a caposcuola di una generazione tutta, la parabola centrale di Fennesz (ovvero quella legata ai suoi lavori propriamente detti) continua oggi a brillare come una delle più intense, straordinarie e decisive per la storia contemporanea della ricerca musicale elettronica.
Negli ultimi dieci anni Fennesz ha collaborato con molti altri musicisti, fra i quali David Sylvian, Keith Rowe, Mark Linkous (Sparklehorse), Mike Patton.