Jan Jelinek (D)

13/02/2017
Live set

JELINEK Jan inner spaces

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Jan Jelinek si è imposto come una delle figure cardine della musica elettronica della seconda metà degli anni Novanta, in particolare con i suoi album per Scape. Gli indimenticabili Scape07, Loop-Finding-Jazz-Records, Scape06 Tendency e Scape14, Jan Jelinek avec the Exposures, hanno imposto una personalità che fa del campionamento e della ridistribuzione di microframmenti da materiali originali in tessiture ritmiche coinvolgenti e avvolgenti, uno stile unico e seducente. Nell’album La nouvelle pauvreté ha rivelato definitivamente le fonti mettendo inoltre a nudo, come strumento addizionale, la sua propria voce.
Raggirando le regole della musicalità tradizionale, Jan Jelinek è solito costruire dei collage partendo da minuscoli frammenti sonori, da sequenze musicali perse nell’oblio e ritrovate, provenienti da campionatori, registratori a nastro, lettori multimediali e altri strumenti di registrazione. A tal fine, Jan Jelinek lavora spesso con loop e lievi modulazioni in modo da distillare l’essenza di un brano musicale e definirlo più chiaramente mascherando, tuttavia, la sua fonte originaria.

Alla fine del 1990, Jelinek ha iniziato a firmare le sue opere con gli pseudonimi Farben e Gramm, adattando la sua prima idea di campionamento ad una gamma sorprendente di suoni diversi.

Negli anni successivi, Jan Jelinek ha portato avanti progetti solistici con il proprio nome sul label scape, ha collaborato con artisti del calibro di Sarah Morris o con il tedesco Thomas Meinecke, ha realizzato una serie di laptop live set, ha lavorato con ensemble di improvvisazione come il trio giapponese Computer Soup o la formazione di jazz australiano Triosk, ha creato una serie di performance audio-visive con video dell’artista Karl Kliem, ha fondato con Hanno Leichtmann e Andrew Pekler il Trio Groupshow e ha lanciato nel 2008 l’etichetta faitiche.